Fotografia e spazio sacro

Quando si prende confidenza col proprio ‘spazio sacro’, quello spazio creativo e vivificante dedicato ad una qualche espressione creativa, diventa peculiare quanto sia il corpo a suggerirci di dedicarci a questa attività. Che sia disegnare, scrivere o fotografare. Qualsiasi attività pratichiamo, è un continuo dialogo tra il dentro e il fuori, un riversare in qualche forma ciò che sentiamo. Vuol dire anche farlo in modo sempre più raffinato. Certo, un’opera compiuta non si fa in una sessione ma questa è una buona palestra, appunto, per tirare fuori, più si tira fuori, più siamo ‘addestrati’ ad espellere cose definite. La cosa bella è che questo esercizio non ha per niente i dettami utilitaristici ai quali siamo abituati-addestrati socialmente. Ed è altrettanto peculiare come, le cose che ci fanno stare meglio, che ci formano, anche, non abbiano nulla a che vedere con il tornaconto materiale della sopravvivenza. Queste pratiche – che hanno a che fare con lo spirito della creazione che è sempre qualcosa a favore dello slancio vitale – per noi sapiens, sono, in realtà, ciò che ci qualifica e distingue dai colleghi animali. E pensate un po’, una vita senza uno ‘spazio sacro’ rischia di essere sghemba, perché la coscienza ha bisogno di fluire. Un fiume con argini troppo stretti può esondare. Una coscienza presa dal produrre, pagare, non avere tempo, è in gabbia e si sente anche giustificata dalla vita ad esserlo. La subisce. La vita, invece, è una cosa che accade da noi, non a noi. La creatività è un potere erotico, anche questo, sminuito dal sociale a qualcosa di attinente alla sfera sessuale – l’unica deputata alla creazione – ma in realtà il potere erotico è qualcosa che abbiamo tutti, e noi italiani lo abbiamo anche ‘come popolo’, se vogliamo pensarla in termini di know how. In mezzo a tutti i difetti, anche guardando al passato, siamo stati un popolo in grado di creare bellezza e senso tanto da farne un modello. Questo è solo dare un’idea dell’ampiezza del potere creativo. La creatività può, poi generare utilità, certo. Ma come tutte le cose, se nasce da un atto sincero, di amore, se vogliamo dirla così, allora è qualcosa di allineato. Se nasce con utilità o dalle gratificazioni egoiche, magari l’utilità la genera. Ma è qualcosa di povero. E consentitemi di dire che molte delle cose che circolano sono di questa tipologia. E’ un po’ la distinzione tra ‘arte’ e ‘arte pornografica’. Legittime ma con presupposti, anche di accrescimento, diversi. Specialmente per chi crea. Creare rimanendo le stesse teste di cavolo che eravamo prima è una sorta di artigianato. Manierista, sicuramente eccellente. Le menti più sensibili se ne accorgono. Sarà capitato a molti che, durante una lettura portfolio il lettore dicesse: ‘qui non ci sei tu’. Ebbene, a parte i dovuti distinguo, l’esempio serve per dire che laddove c’è la coscienza dell’autore, laddove egli realizza davvero un viaggio di scoperta e creazione, la differenza si vede. Dicevo della peculiarità del fatto che sia il corpo ad un certo punto a indicarci di dedicare tempo allo ‘spazio sacro’. Ebbene, quando questo accade, vuol dire che siamo pronti ad articolare il pensiero che abbiamo espulso e che lo abbiamo fatto perché la nostra coscienza, in qualche modo, lo ha ‘elaborato’. Ecco perché, poi, diventa più facile espellere qualcosa che sa di opera, anche solo potenzialmente.

Questo che racconto lo racconto per esperienza personale. Ma la cosa bella è che similmente, questo processo, accade anche ai miei corsisti. Accade quando trovano la quadra rispetto un procedimento creativo che li fa stare bene e lo praticano seguendo esattamente questa sensazione di benessere dettata dall’ascoltarsi. Questo vuol dire che il proprio genio, qualsiasi sia, va coltivato e che può condizionarci la vita in meglio. Non si diventa artisti dall’oggi al domani ma ‘un’arte è sempre onorata di essere corteggiata’. Ho sentito questa frase tempo fa e direi che calza a pennello e penso che riguardi proprio un modo di vivere e cui tutti hanno diritto di accesso e non solo gli artisti. Non a caso, questa frase l’ha detta un alchimista, mentre parlava dell’importanza di creare.

Un esempio di scoperta creativa l’ha fatta Simona Serra. Lavoriamo insieme da quattro anni e, tempo fa, durante un brainstorming per un progetto da realizzare lei mi portò foto e relativi disegni fatti durante queste sue improvvise sessioni di appunti. Con sua scoperta ha iniziato a prendere appunti sotto forma di disegni. Perplessa mi disse: ‘non so se sto facendo più casino che altro, invece che portare ordine per realizzare il progetto, forse sto facendo l’opposto’, ‘hai scoperto e portato alla luce il caos’, le dissi io. Ebbene, Simona il progetto lo ha realizzato ma, nel frattempo, questa cosa del disegno non l’ha abbandonata. Ad esempio, su idf/fanzine #2 ha pubblicato degli autoritratti di disegno e fotografia, dei bozzetti su cosa vuol dire guardarsi e rappresentarsi. Ma dopo questo, lei ha continuato a disegnare, e mi dice che le dà un certo gaudio, che quando inizia fa fatica a smettere e che si sente fluire mentre lo fa. Giorni fa mi ha mandato alcuni disegni ispirati a ‘Cantami o Musa’, il percorso di lettura e arte che abbiamo fatto insieme, volto a scoprire e trovare spunti artistici partendo dalle letture di alcuni autori. Ancora, a gennaio 2024 i suoi disegni sono stati pubblicati nella nostra raccolta di poesie ‘Un dono mio’.

Non è un discorso di qualità ma di come. Come le persone si approcciano alla creatività che vuol dire sempre approcciarsi a sé stessi ed evolversi. La qualità viene dal dentro, con il come adeguato.

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