idf/academy: LFLETQ, Fotografia e linguaggio

La prima cosa che faccio quando inizio un corso o un workshop di fotografia è scardinare le vecchie abitudini in merito e ripristinare un linguaggio il più possibile corretto. Quando le persone chiedono di approfondire la tecnica perché le loro foto non raccontano abbastanza, in realtà, l’80% delle volte, si stanno riferendo alla questione dei contenuti ma non riescono a verbalizzare questo pensiero altrimenti, grande lacuna socio-linguistica, questa, e dico socio-linguistica proprio intendendo un uso sociale e consolidato di un linguaggio errato. Non è la tecnica che serve per questo, o almeno è solo un mezzo per un fine, per il fine che colma le lacune di foto buone ma non abbastanza ‘belle’ (i discorsi che si aprirebbero qui sul concetto di bellezza, o meglio, di armonia e composizione, li lascio per un’altra volta). Ecco perché un buon corso di fotografia deve agire per prima cosa sul nostro pensiero creativo incoraggiando le persone a trovare la propria strada e partire dall’uso corretto del linguaggio. E’ importante perché il linguaggio stesso è fallibilissimo e questa cosa ne è solo una delle prove. Fare un corso di fotografia serve a chiamare le cose con il loro nome perché un pensiero ed un linguaggio confuso generano una comunicazione, prima, e una fotografia dopo, confuse. Se quindi come pensi parli è altrettanto vero che come pensi fotografi e la tecnica ha la stessa funzione della grammatica e non del contenuto o di quell’aura magica che tutti vorrebbero trasmettere con le proprie foto.

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