Fabiana Succi

Fabiana Succi 

Atelier 

Sono nata in Italia negli anni ’70, anni di profondo cambiamento per l’identità femminile, al centro di un importante snodo per l’immagine della donna: da perfetta casalinga degli anni ’50-60 a icona sexy degli anni ‘70, per poi perdere nuovamente sensualità e muoversi verso un lento processo di emancipazione, che si compirà effettivamente solo negli anni ‘90. Sono anni di avanguardie e nuove frontiere: tra queste ad esempio i tessuti sintetici, come il Nylon 6.6, che l’azienda chimica Rhodiatoce inventò nel dopoguerra e che, con le calze, cambiò la vita alle donne.
 
Frange, plissé, volant e altri dettagli degli abiti femminili non sono solo frivoli e decorativi: ci parlano di epoche e tendenze. Attraverso la moda assistiamo alla trasformazione della donna e dell’identità femminile. La moda diventa specchio della società. La mia ricerca vuole raccontare questa rivoluzione.
 
Atelier nasce da due ritrovamenti: una vecchia foto di mia madre, all’epoca sarta e magliaia, e alcune riviste di moda degli anni ’70-’80, con intatti i cartamodelli dell’epoca, tra cui sono cresciuta.
 
Ho scelto immagini rappresentative e iconiche delle diverse decadi e su ognuna ho realizzato interventi di montage utilizzando la carta dei vecchi cartamodelli. Come in un vero laboratorio sartoriale, ho applicato i cartamodelli cucendoli con ago e filo, per poi fotografarli e distruggere gli originali. Con le vecchie foto ritrovate ho attuato un montage digitale, applicando il cartamodello sui vestiti o su parti degli stessi. Per mettere in evidenza la figura femminile e dare spazio al colore, altro elemento di grande importanza nella moda e nei tessuti, ho eliminato il contesto in tutte le immagini, a eccezione della foto “Rhodiatoce”, un unicum. In questa foto è ritratta mia mamma con un cappotto a taglio maschile, di moda in quell’epoca (1960).
 
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